Pericolosità sociale del disturbo borderline? Il pensiero della giurisprudenza.

valutazione pericolosità sociale

Il 13 febbraio 2009, il soggetto ( che chiameremo X ) si recò presso il comune di Montenero di Bisaccia con l’intento di parlare con il sindaco. A causa del diniego ricevuto, X si diresse verso l’ufficio del sindaco, gridando, e sfondando la porta con un pugno. Una volta dentro, ribalta la scrivania e nel mentre rivolge all’interessato offese e minacce. Successivamente, a seguito di una perizia psichiatrica, ad X sono state diagnosticate le seguenti condizioni:

  1. Disturbo borderline della personalità;
  2. Inabilità lavorativa al 100% a causa di insufficienza mentale;
  3. Tratti di aggressività concretizzati in atteggiamenti persecutori.

Nel corso del processo non viene applicata nessuna misura di sicurezza e si giunge alla conclusione con una pronuncia assolutoria. Vediamo com’è stato gestito il rapporto tra infermità mentale e pericolosità sociale.

Cos’è una misura di sicurezza.

Si tratta di una misura provvisoria, predisposta dal giudice durante il processo quando viene accertata la pericolosità sociale tramite interrogatorio dell’imputato. Tipica misura di sicurezza è il ricovero, o la custodia, presso una casa di cura o in un ospedale psichiatrico giudiziario. La pericolosità sociale si sostanzia nella possibilità che l’autore del reato compia ulteriori reati. Nel nostro ordinamento esistono quattro forme specifiche di pericolosità sociale: la recidiva ( che porta ad un inasprimento della sanzione penale ), l’abitualità, la professionalità del reato e la tendenza a delinquere ( le quali comportano l’applicazione di una misura di sicurezza ). Nel caso in esame, risultò palese che X serbava molto rancore. Ma dall’interrogatorio non emersero gli elementi costitutivi della pericolosità sociale, motivo per cui l’applicazione di una misura di sicurezza avrebbe causato una lesione ingiustificata della libertà di X ( lo stesso perito affermò che la probabilità di reiterazione fosse pressoché nulla ). Se ciò fosse avvenuto X avrebbe potuto avanzare una pretesa “di riparazione” per l’ingiusta privazione.

Perché una sentenza assolutoria?

Le condizioni in cui versava X causavano un vizio di mente che andava a minare la sua capacità di intendere e di volere e quella di autodeterminarsi. Questi sono due profili che devono sussistere affinché un fatto possa dirsi compiuto con piena responsabilità. Bisogna fare però una distinzione tra: sentenza di assoluzione e sentenza di non luogo a procedere. La prima accerta l’innocenza dell’imputato e comporta l’impossibilità, in futuro, di essere sottoposti ad indagini per lo stesso reato. La seconda si ha quando, a seguito della indagini preliminari, l’accusa risulta infondata perché:

  • La persona non è punibile per una qualsiasi ragione prevista dalla legge;
  • Sussiste una causa di estinzione del reato;
  • L’azione penale non doveva essere iniziata o proseguita;
  • Esiste la prova che il fatto non sussiste o che l’imputato non l’ha commesso o, ancora, il fatto non costituisce reato.

Nel caso in esame, si ebbe una sentenza di non luogo a procedere perché, a causa della totale incapacità di intendere e di volere, X non era punibile per il reato commesso. Occhio però, ciò non equivale alla sua innocenza.

Se hai una un’esperienza da raccontare lascia un commento sul nostro sito oppure sulla nostra pagina Facebook!

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.